Blog di servizio gratuito per la comunicazione in Arte

martedì 31 ottobre 2017

Premio COMEL Vanna Migliorin Arte Contemporanea

Si è conclusa lo scorso sabato 28 ottobre la VI edizione del Premio COMEL Vanna Migliorin Arte Contemporanea, con la cerimonia di premiazione dei vincitori.

Il Premio COMEL è una realtà atipica nel panorama nazionale e internazionale dei concorsi d’arte, in quanto promuove l’utilizzo dell’alluminio come materiale principale delle opere in gara, esaltandone le caratteristiche estetiche, artistiche, comunicative e compositive. Nato nel 2012 in memoria di Vanna Migliorin, imprenditrice, appassionata d’arte e grande mecenate, è promosso dalla CO.ME.L. (Commercio Metalli Latina) e organizzato da Maria Gabriella Mazzola e Adriano Mazzola figli della compianta Vanna.

Gremita la galleria nel centro di Latina, Spazio COMEL Arte Contemporanea, che ha ospitato la mostra delle 13 opere finaliste di quest’anno: Sinuosità dell’Alluminio; e che ha concluso la VI edizione del Premio COMEL.

Nel corso del pomeriggio la giuria di esperti presieduta da Giorgio Angisola, alla presenza inoltre di Marco Nocca e Loredana Rea, ha decretato il vincitore e assegnato alcune menzioni speciali leggendo le motivazioni per ciascuna opera e artista nominati.

Il Premio della Giuria, che decreta il vincitore dell’edizione 2017, è andato a Rosaria Iazzetta e alla sua opera Senza Titolo.  Docente d’arte presso l’Accademia di Napoli, è una scultrice-artigiana che dona nuova vita al materiale di scarto facendo opere d’arte. La sua formazione e attività tra Occidente e Oriente, ne fa artista dal background internazionale, fortemente legata alla sua terra, impegnata in una continua attività creatrice che unisce arte, impegno sociale ed etico. Ha dedicato il suo premio a tutte le donne impegnate in ambiti solitamente ritenuti “maschili”, ribadendo che la scultura “non è una questione di genere, ma un atto d’amore indipendente, libero e grandioso!”. La sua opera è stata scelta per la grande perizia con cui l’alluminio è stato saldato e modellato, che si unisce alla suggestiva creazione di un essere antropomorfo di grande impatto drammatico e avveniristico.

Tre le menzioni speciali assegnate al torinese Lele De Bonis per l’opera Sigmund, al fiorentino Lorenzo Galligani per l’opera Acqua e al londinese George King per l’opera Holding Pattern.

Lele De Bonis vive e lavora a Torino dove è scenografo per il teatro, il cinema e parchi divertimento. Il suo percorso artistico nasce e si sviluppa dal recupero e assemblaggio dei materiali, soprattutto legno e alluminio, con i quali propone una riflessione sull’essere umano verso il quale ha uno sguardo grottesco e cinico ma mai accusatore. La sua opera ha guadagnato una menzione speciale per l’intenso riferimento psicanalitico: il cubo rotto indica chiaramente la perdita di un equilibrio che è però tradotta in chiave positiva come una libertà spirituale ed espressiva.

Lorenzo Galligani è uno scultore fiorentino, la sua formazione internazionale l’ha portato a contribuire attivamente come artista e studioso in qualità di Visiting Professor in Italia, Messico e Giappone. Fine scultore predilige materiali come pietra, legno e marmo, che modella attraverso metodi tradizionali a mano. È direttore dell’Accademia Galligani di Firenze. Della sua opera Acqua, la giuria ha apprezzato la lavorazione del metallo fuso unito a un’impostazione classica della scultura, che scaturiscono in una chiara allusione introspettiva e psicologia.

George King è un architetto che ha partecipato a importanti progetti in diverse parti del mondo Australia, Europa, Medio Oriente e Russia. Fondatore e direttore del design studio NEON, è stato senior architect presso lo Zaha Hadid Architects (ZHA), dove ha lavorato per il Centro Acquatico Olimpionico (Londra 2012), lo stadio per i campionati mondiali del Qatar (FIFA 2022), la Banca Centrale irachena e il Centro mediorientale della Oxford University. Insegna presso la Lund University in Svezia, la Bartlett School of Architecture di Londra e la Monash University in Australia. La sua opera ha avuto la menzione speciale della giuria per i suggestivi effetti visivi che ha saputo donare a semplici sagome in alluminio assemblate in modo da suggerire la forma di una sorta di rotore.

Infine è stato annunciato anche il vincitore del Premio del Pubblico, il più amato e votato dai visitatori della mostra, e dagli studenti del Liceo Artistico di Latina che sono stati invitati a partecipare alla votazione, è stato Emilio Alberti con l’opera Tempesta (Onda).

Emilio Alberti ha esordito nel 1976 ad Art Basel, il suo percorso artistico attraversa pittura, scultura e installazione e si caratterizza con una carriera internazionale, in stretta collaborazione con poeti, musicisti e artisti di discipline diverse. Sin dal 2005 ha elaborato una personale tecnica che unisce stucchi e lamina d’alluminio.


 Premio COMEL Vanna MigliorinArte Contemporanea
 tel [+39] 0773 487546 - email info@premiocomel.it sito www.premiocomel.it 










lunedì 30 ottobre 2017

Nel Segno di Manara

Palazzo Pallavicini, in collaborazione con Didasco, organizza una serata esclusiva e riservata per ammirare, in tutto il suo splendore, la residenza settecentesca dove si esibì W.A. Mozart di fronte alla nobiltà dell'epoca, sedotta dalla sfarzosa cornice e dall'abilità del giovane maestro.

Una straordinaria opportunità per apprezzare le 13 sale più importanti del palazzo, illustrate dalle guide di Didasco Michela Cavina e Ilaria Francia, e con l'occasione visitare la mostra del maestro Milo Manara, al momento in esposizione con oltre 130 tavole.

Ad ogni ospite sarà omaggiata la brochure del palazzo e un brindisi a fine serata (Posti limitati).


Durata della visita: 2h circa.
Prezzo: € 25 a testa
Info e prenotazioni: 348.1431230 (pomeriggio/sera)
Evento Facebook: Brindisi a Palazzo Pallavicini

giovedì 26 ottobre 2017

Vivian Maier. Una fotografa ritrovata

Dopo il classicismo di Chagall e l’arte psichedelica di Escher, Arthemisia torna a Catania presentando l’artista che con la sua fotografia ha conquistato il mondo: Vivian Maier (New York, 1926 – Chicago, 2009).

Dal 27 ottobre gli spazi espositivi della Fondazione Puglisi Cosentino ospitano una delle più complete rassegne dedicate alla grande fotografa statunitense: con oltre 120 fotografie in bianco e nero realizzate tra gli anni Cinquanta e Sessanta, una selezione di immagini a colori scattate negli anni Settanta e alcuni filmati in super 8, la mostra Vivian Maier. Una fotografa ritrovata è un viaggio nelle opere e nella vita di un’artista che ha fatto del mistero il suo fascino.

Con il patrocinio del Comune di Catania, la mostra è prodotta e organizzata dal Gruppo Arthemisia, Contrasto e diChroma Photography ed è curata da e curata da Anne Morin e Alessandra Mauro.

Vivian Maier. Una fotografa ritrovata presenta al pubblico l’enigma di un’artista che in vita realizzò un enorme numero di immagini senza mai mostrarle a nessuno e che ha tentato di conservare come il bene più prezioso.

L’evento è consigliato da Sky Arte HD.
Il catalogo è edito da Contrasto.


Date apertura
27 ottobre 2017 – 18 febbraio 2018

Sede
Fondazione Puglisi Cosentino
Via Vittorio Emanuele II, 122 - Catania

Orario apertura
dal lunedì alla domenica 10.00 > 20.00
(la biglietteria chiude un’ora prima

Biglietti
Intero 11 €
Ridotto 9 €

Informazioni e prenotazioni
T + 39 095 883 791

venerdì 20 ottobre 2017

Celeste Terrestre nella Sala Putti di Palazzo dei Principi a Correggio

S’intitola “Celeste Terrestre” la mostra fotografica di Francesca Catellani, allestita dal 28 ottobre al 26 novembre 2017 nella Sala Putti di Palazzo dei Principi a Correggio (RE). Curata da Francesca Baboni e Stefano Taddei, la personale sarà inaugurata sabato 28 ottobre alle ore 17.00.
«Lo studio di Francesca Catellani – scrive Francesca Baboni – parte da una visione ritrovata in super8, filmini e pellicole di differenti esistenze, per arrivare a contemplare, attraverso un processo di trasformazione fotografico, la realtà quotidiana di un vissuto che da particolare si fa universale, perdendo ogni tipo di descrittività per lasciare posto soltanto alle sensazioni e alle emozioni che costellano la nostra condizione profondamente umana e che ci collegano con l’ambito trascendentale».
Il progetto nasce dal ritrovamento nella soffitta di casa di alcune vecchie pellicole Super8: una scoperta che porta l’autrice a una riscrittura per immagini dell’album di famiglia. Da qui la ricerca e il reperimento di altro materiale, interamente amatoriale, spedito da più parti d’Italia e d’Europa che le consente un viaggio negli anni Settanta, nella visione di luoghi, ricorrenze e persone sconosciute, nonché alla successiva raccolta di oltre 10.000 scatti, effettuati in presa diretta tramite l’utilizzo di un vecchio proiettore Super8, ancora funzionante.
Da una prima selezione di 600 provini, è stata effettuata una seconda selezione di 40 scatti che sintetizzano il pensiero di “Celeste Terrestre”, maturato nell’osservazione di tante vite sconosciute, in momenti importanti o quotidiani, nello scorrere del tempo. L’autrice ha compiuto un’azione di recupero, togliendo i segni del tempo di una pellicola usurata, per accedere al presente, alla sua coscienza e conoscenza. Un lavoro che ha inteso ripulire, eliminare il superfluo, restituire l’essenziale.
«I codici visivi personali – conclude Stefano Taddei – s’implementano continuamente con quelli di altri o della collettività. In nome di una comunicazione efficace tutto s’immedesima in altro, pena un’informazione sul proprio vissuto che rimane ancorata ad un personalismo che sa d’esclusione sociale. Ecco quindi che il famigliare s’insinua nel collettivo e viceversa. Il tempo scorre, le esistenze lasciano un lascito visivo per i posteri che può essere interpretato in differenti manifestazioni ulteriori. [...] Cercare di riportare nell’attualità la memoria vuole anche dire ripresentarla in una nuova luce, come ad annullare il passato e quindi renderlo di nuovo presente».
La mostra è visitabile fino al 26 novembre 2017, di sabato ore 15.30-18.30 e domenica ore 10.00-12.30 e 15.30-18.30. Ingresso libero. Catalogo con prefazione di Ilenia Malavasi (Sindaco di Correggio), testi critici di Francesca Baboni e Stefano Taddei e ricco apparato iconografico. Per informazioni: Museo Il Correggio (tel. 0522.691806, museo@comune.correggio.re.it, www.museoilcorreggio.org).

Francesca Catellani nasce a Reggio Emilia nel 1971, città in cui vive e lavora. Si avvicina al linguaggio fotografico nel 2010. Dall’attenzione al paesaggio esteriore quale rispecchiamento del mondo interiore nasce la prima mostra personale, “Rodriguez Mon Amour”, presentata con successo a Fotografia Europea 2016. Nel 2017 il nuovo progetto, “Celeste Terrestre”, con un’anteprima a Villa Genesio (RE). La tappa intermedia del progetto, “Memorie in super8 – Distillare il tempo”, ha ricevuto una segnalazione della giuria del Premio Combat 2017.


FRANCESCA CATELLANI, CELESTE TERRESTRE
a cura di Francesca Baboni e Stefano Taddei
Correggio, Sala Putti, Palazzo dei Principi
28 ottobre – 26 novembre 2017
Inaugurazione: sabato 28 ottobre, ore 17
Orari di apertura: sabato 15.30-18.30, domenica 10-12.30 e 15.30-18.30.
Info: Museo Il Correggio, tel. 0522.691806 – museo@comune.correggio.re.itwww.museoilcorreggio.org
Ingresso libero.


Ufficio Stampa del Comune di Correggio
Tel. 0522 630750 – ufficiostampa@comune.correggio.re.it

CSArt – Comunicazione per l'Arte
Via Emilia S. Stefano 54, Reggio Emilia

Tel. 0522 1715142 – info@csart.it

giovedì 19 ottobre 2017

Art for Education: Contemporary Artists from Pakistan

Italian Friends of The Citizens Foundation TCF (IFTCF), nell’ambito di Art for Education: Contemporary Artists from Pakistan, la prima mostra collettiva di arte contemporanea pakistana organizzata in Italia, ha indetto per l’occasione un Concorso per Artisti Emergenti Pakistani. Le opere dei tre vincitori saranno esposte durante la mostra prevista in autunno 2018 a Milano.

La tavola rotonda è l’occasione per iniziare un confronto e un dialogo sull’arte pakistana contemporanea e annunciare i vincitori del Concorso. I tre vincitori saranno scelti da una giuria internazionale formata da Micol Forti, Murtaza Jafri, Luigia Lonardelli, Marco Meneguzzo, Quddus Mirza, Rashid Rana, Iolanda Ratti e Adeela Suleman.

Art for Education: Contemporary Artists from Pakistan, mostra promossa e organizzata IFTCF, fa parte di un progetto nato per sostenere, attraverso il linguaggio universale dell’arte, l’istruzione femminile in Pakistan. Due le curatrici della mostra: Salima Hashmi, artista, critica e intellettuale pakistana e Rosa Maria Falvo, critica e scrittrice italiana. 
Il Museo Diocesano Carlo Maria Martini di Milano ospiterà la mostra collettiva nell’autunno del 2018, prima occasione per conoscere e apprezzare in Italia le opere degli artisti pakistani contemporanei.

La tavola rotonda è un primo approccio per illustrare la ricchezza culturale e il fermento sociale del Pakistan, un paese ancora poco noto in Italia. L’arte pakistana contemporanea è  fortemente simbolica e concettuale; e rispecchia e sottintende le contraddizioni della società attuale. 
È rivoluzionaria perché sa parlare sottovoce ma in maniera potente, si proietta oltre i confini nazionali celebrando le proprie tradizioni, conserva idealismo e passione, nonostante la realtà quotidiana talvolta drammatica che la circonda.

Ospite d’onore della Tavola Rotonda sarà Faiza Butt, una delle maggiori artiste pakistane contemporanee, che dialogherà con Rosa Maria Falvo, co-curatrice di Art for Education: Contemporary Artists from Pakistan, e Marco Meneguzzo, critico d’arte, docente presso l’Accademia di Belle Arti di Brera e membro della Giuria del Concorso per Artisti Emergenti.

In Pakistan, il progetto educativo di TCF è molto conosciuto e fortemente sostenuto da artisti affermati, che offrono con il proprio lavoro un supporto alle scuole di altissimo livello gestite dall’ente pakistano. 
Per gli artisti emergenti selezionati, rigorosamente under 40, partecipare al Concorso ed esporre le proprie opere nella mostra Art for Education: Contemporary Artists from Pakistan è stato un ulteriore stimolo per prendere parte a un progetto condiviso e rilevante per il loro Paese. I vincitori avranno l’opportunità di essere ospitati per una residenza artistica presso Villa Poggio Verde a Barzanò nel maggio 2018.

Educazione e creazione artistica sono da sempre strettamente connessi in Pakistan: è per questo motivo che Italian Friends of TCF ha scelto l’arte, che è linguaggio universale, per avvicinare Italia e Pakistan e sostenere con passione l’attività di TCF. 

The Citizens Foundation TCF è un’organizzazione pakistana non governativa, laica e senza scopo di lucro, fondata nel 1995 da un gruppo di professionisti e imprenditori illuminati del Pakistan. Fin dalle sue origini TCF ha promosso l’istruzione di qualità per i più bisognosi, favorendo in particolare l’educazione femminile. Oggi infatti TCF nelle proprie scuole garantisce l’uguaglianza di genere, dove le allieve raggiungono il 50% e le classi sono rigorosamente miste. TCF, grazie al costante impegno dei suoi promotori e a un’organizzazione consolidata in 22 anni di attività, ha formato un corpo docente esclusivamente femminile, che raggruppa in oltre 1.441 scuole 204.000 allievi, in un paese dove l’analfabetismo è ancora dilagante.

Italian Friends of The Citizen Foundation (IFTCF) sostiene l’impegno educativo di TCF 
a favore dell’istruzione femminile in Pakistan e organizza mostre, pubblicazioni di libri ed eventi per la raccolta fondi necessari a questo importante progetto. In parallelo, Italian Friends of TCF intende favorire la conoscenza e la diffusione della cultura e dell’arte del Pakistan nel nostro Paese. 

Associazione Italian Friends of TCF The Citizens Foundation OnlusCorso di Porta Nuova, 38 -20121 MilanoInfo e contatti: +39 02 3657 0504 –g.romigcrosti@italianfriends-tcf.org -www.italianfriends-tcf.org
  



Segnalato da Maria Chiara Salvanelli
Press Office & Communication

mercoledì 18 ottobre 2017

Salvo - Un’arte senza compromessi

Le trenta opere esposte, tra cui l’imponente Alba di 200x250 cm del 1989 – tra le tele più grandi da lui realizzate –, appaiono nello spazio espositivo come tracce attraverso le quali ricostruire la storia di un uomo che si è sempre sentito libero di apparentarsi a movimenti e ideologie senza mai affiliarsi in modo esclusivo a nessuno, senza compromessi.

Il percorso ha inizio proprio negli anni in cui Salvo compie un cambio di passo: i lavori del ’72-’73 – le lapidi come La tartaruga e l'aquila, ispirata a una parabola di Esopo, e i ricami come Tricolore, visibili in mostra – saranno infatti gli ultimi di matrice concettuale e lasceranno spazio a una pittura colma di riferimenti alla storia dell’arte (Salvo era celebre per la sua memoria portentosa e il suo sapere enciclopedico).

Il suo percorso eclettico – dagli esordi nel contesto dell’Arte Povera, passando per il concettualismo di ispirazione americana, per giungere, infine, al ritorno alla figura e al paesaggio – non è stato altro che una lunga e appassionata dichiarazione d’amore per l’arte e per la pittura in particolare: “Sono stato letteralmente conquistato dalla pittura: è qualcosa che mi dà spazio, che mi apre le conoscenze, le idee”, aveva avuto modo di dire lo stesso artista.

La sua ricerca spazia con coerente disinvoltura attraverso differenti orizzonti immaginativi che hanno sempre saputo, però, inscriversi nel proprio tempo, rischiarandone con il vigore della loro luce autonoma, la storia e il pensiero: Salvo resta infatti un esempio iconico di artista intellettuale che nel suo lungo percorso creativo non ha mai trascurato il continuo ritorno alla memoria, come sedimentazione, eppure è anche riuscito a concedersi il lusso dell’equilibrio e dell’essenziale.

La mostra è accompagnata da un volume bilingue (italiano-inglese) realizzato da Dep Art, a cura di Matteo Galbiati e Antonio Addamiano, contenente un testo del curatore, la riproduzione di tutte le opere esposte, una selezione di immagini di repertorio e apparati bio-bibliografici.

Salvo - Un’arte senza compromessi
GALLERIA DEP ART
Milano - dal 18 ottobre al 23 dicembre 2017
Via Comelico 40 (20135)
+39 0236535620 , +39 0236535620 (fax)
art@depart.it
www.depart.it

martedì 17 ottobre 2017

Escher, sempre e ovunque Oltre il possibile.

Fino al 28 gennaio 2018, BLU | Palazzo d’arte e cultura ospita la mostra “Escher. Oltre il possibile”, realizzata da MondoMostre e Fondazione Palazzo Blu, con il contributo della Fondazione Pisa e la collaborazione del Gemeentemuseum Den Haag, Arthemisia e M.C. Escher Foundation, a cura del professor Stefano Zuffi, storico dell’arte e grande conoscitore di M.C. Escher.

La mostra presenta una completa rassegna di tutti gli ipnotici, sorprendenti e spiazzanti capolavori del grande olandese, con il contributo di alcune curiose soluzioni espositive progettate dall’architetto Cesare Mari e grazie all’uso delle tecnologie e della multimedialità, una delle caratteristiche delle esposizioni organizzate a Palazzo Blu. Insieme al fascino coinvolgente del mondo di Escher, la mostra è l’occasione per ripercorrere le tappe della creatività dell’artista, soffermandosi in modo particolare sui lunghi e decisivi soggiorni in Italia, tra scenari naturali e memorie artistiche che segnarono in modo profondo il suo stile.

Il giovane Escher studia a Delft e ad Haarlem, storiche città d’arte dell’Olanda: il suo maestro è un incisore ebreo sefardita, Samuel Jessurun de Mesquita, che incontrerà un triste destino ad Auschwitz. Su suo consiglio, Escher comincia ad apprezzare l’arte matematica-razionale della tradizione ebraica e islamica, confrontandola con i movimenti dell’avanguardia europea. Nel corso degli anni Venti e Trenta intraprende numerosi viaggi in Italia, in particolare visita diverse città della Toscana. Organizzare una mostra di Escher a Pisa, la cui Università è da secoli un punto di riferimento internazionale nelle ricerche matematiche e scientifiche, è dunque anche un’occasione per interrogarsi sulle possibili fonti d’ispirazione della sua creatività.

Pur rimanendo a lungo un attento interprete del paesaggio, Escher esplora sempre più a fondo gli orizzonti dell’illusione visiva, attraverso composizioni di carattere geometrico o con la creazione di architetture “impossibili”.

Insieme a una selezione straordinaria di oltre cento opere di Escher, i visitatori trovano alcune testimonianze dei secoli precedenti, in larga parte provenienti da Pisa stessa: frammenti marmorei con decorazioni in stile cosmatesco, tarsie lignee con la rappresentazione di solidi geometrici, le incisioni di G.B. Piranesi con architetture fantastiche e prospettive suggestive.

La mostra si articola in nove sezioni: Volti, Animali, Oggetti e riflessi, Geometrie e ritmi, Paesaggi, L’artista, Architetture fantastiche, Nature, Autoritratti.

lunedì 16 ottobre 2017

Ultimi giorni per visitare l’esposizione Tra Guercino e De Nittis.

Ultimi giorni per visitare l’esposizione Tra Guercino e De Nittis. Due collezioni si incontrano a Casa De Rodis a Domossola, dal 2014 sede espositiva della Collezione Poscio. Non solo una mostra, ma un progetto di ampio respiro finalizzato a contribuire al restauro del patrimonio artistico marchigiano, seriamente compromesso dagli eventi sismici che hanno colpito la regione dall’agosto 2016.

L’esposizione, realizzata in collaborazione con la Pinacoteca Civica di Ascoli Piceno, racconta la storia di due collezionisti, Antonio Ceci (1852-1920) e Alessandro Poscio (1928-2013): chirurgo marchigiano di adozione pisana il primo, imprenditore piemontese con la passione per la pittura il secondo. Per la prima volta un nucleo di opere delle loro collezioni vengono messe a confronto, evidenziando accostamenti e suggestioni inaspettati ma profondamente in sintonia. Seppur lontani geograficamente, Antonio e Alessandro si rivelano due uomini dinamici che vivono il loro tempo sognando a occhi aperti davanti all’incanto dell’arte tra disegni e dipinti.
 
In mostra sono svelati i segreti e le passioni di entrambi i collezionisti che riflettono comuni interessi artistici: dai ritratti ai paesaggi, da vedute che inquadrano la natura a stretto contatto con l’uomo, a sguardi che comunicano i misteri e i fascini di storie lontane, quanto vicine. Da Ascoli Piceno arrivano a Domodossola, tra gli altri, un gruppo prezioso di disegni di artisti quali Pietro da Cortona, Guercino, Luca Giordano e Domenico Morelli, ma anche tele affascinanti quali i suggestivi paesaggi ad olio di Alessandro Magnasco e Francesco Zuccarelli, la sublime Passeggiata amorosa di Pelizza da Volpedo, l’incantevole Pax di Luigi Nono. Della collezione Poscio invece si possono ammirare il luminoso Sole d’ottobre di Carlo Fornara, Veduta delle Alpi Lepontine di Giovanni Battista Ciolina, la realistica quanto magica Stradina a Settignano di Telemaco Signorini, due romantici e intensi paesaggi di Antonio Fontanesi e una fitta Querceta di Giovanni Fattori.
 
Tra Guercino e De Nittis. Due collezioni si incontrano è anche l’occasione per studiare opere ancora inedite e mai presentate al grande pubblico, come nel caso del San Gerolamo, attribuito al pittore caravaggesco Lionello Spada o alla deliziosa Vergine in preghiera, un piccolo rametto che appartiene al giovane Sassoferrato.
 
Il catalogo, edito da Cattaneo Editore, presenta contributi di importanti studiosi, come Annie-Paule Quinsac, Carlo Sisi, Fernando Mazzocca, Cinzia Virno, Maria Silvia Proni, Dario Gnemmi e i curatori della mostra e sarà oggetto di una raccolta fondi che contribuirà al restauro di un capolavoro dell’arte marchigiana compromesso dal sisma, ovvero la Madonna in trono fra i santi Sebastiano e Caterina d’Alessandria, una tavola del pittore austriaco Pietro Alamanno, attivo ad Ascoli Piceno nella seconda metà del XV secolo. La pala d’altare proviene dalla distrutta chiesa di San Silvestro ai Sassi, una suggestiva località montana del comune di Ascoli Piceno.

L'espressione ‘appassionata incompetenza’, apparentemente contraddittoria, orgogliosamente modesta, commercialmente inefficace nell'attestare una mancanza di sapere, è il cuore della collezione iniziata da mio marito e da me profondamente condivisa.” – racconta Paola Poscio – “Passione che coinvolge e sorprende anima e cuore...incompetente perché la scelta delle opere avviene fuori da ogni schema accademico, quasi per un'istintiva folgorazione, per la forza e l'intensità dell'emozione che suscita. È una raccolta di opere che - nel corso di oltre 50 anni - attraversa con disinvoltura epoche, linguaggi, stili diversi, ognuna episodio di un’avventura fatta di incontri, occasioni fortunate, rivelazioni e innamoramenti, diventando una sorta di diario”.
 
La mostra è anche una bella occasione per scoprire Casa De Rodis, luogo in cui una parte della collezione Poscio è esposta. Palazzetto di origine medioevale in Piazza Mercato, un tempo dimora della famiglia De Rodis, di antica nobiltà antigoriana. L’antica dimora è stata oggetto di un’attenta ristrutturazione che da una parte ha recuperato tutti gli elementi storico-architettonici e dall’altra ha saputo reinterpretare in chiave moderna le caratteristiche dell’edificio e la sua storia.
 
Dal centro storico di Domodossola inoltre è possibile avventurarsi alla scoperta della cosiddetta Valle dei Pittori, la Val Vigezzo, conosciuta per la storica presenza di paesaggisti e ritrattisti, alcuni dei quali esposti in mostra, come Lorenzo Peretti Junior, Carlo Fornara e Giovanni Battista Ciolina. La valle si snoda da Domodossola fino al confine svizzero, verso Locarno, attraverso un suggestivo tragitto percorribile anche con il trenino panoramico della “Vigezzina”.

domenica 15 ottobre 2017

Albino Accoroni espone alla Galleria Immagini Spazio Arte

Presso la Galleria Immagini Spazio Arte (in Via Eugenio Beltrami 9b, Cremona) fino al 28 ottobre 2017 è in esposizione la mostra personale di Albino Accoroni.

Nato ad Ancona, dove vive ed opera, Albino Accoroni sin da ragazzo si dedica alla pittura per diletto. Consegue il diploma di maestro d’arte presso l’Istituto Statale d’Arte “Edgardo Mannucci” di Ancona e per i due anni successivi frequenta la sezione pittura dell’Accademia di Belle Arti Urbino.

Nel 1965 espone per la prima volta al concorso nazionale “Riviera del Cònero”, da allora partecipa attivamente alla vita culturale ed artistica, presente a numerosissimi concorsi di pittura e grafica a livello nazionale ed internazionale, mostre collettive dove ha conseguito diversi riconoscimenti e premi dalla critica qualificata e consensi di pubblico. Numerose le sue mostre personali.

Della sua attività si sono interessati osservatori d’arte, la stampa specializzata, quotidiani e la RAI-TV.

Della sua arte hanno scritto importanti critici, scrittori e poeti, tra cui: Cesare Baldoni, Giuseppe Bartolucci, G. Maria Farroni, Paolo Giugliarelli, Aldo Severini, Francesco Scarabicchi.


Albino Accoroni
GALLERIA IMMAGINI SPAZIO ARTE
Cremona - dal 15 al 28 ottobre 2017
Via Eugenio Beltrami 9b (26100)
+39 0372422409 , +39 0372422409 (fax)
info@arteimmagini.it
www.arteimmagini.it



venerdì 13 ottobre 2017

A Ars Aevi – Museo di arte contemporanea di Sarajevo il Premio Speciale “Lorenzo il Magnifico”

Ieri pomeriggio è stato conferito a Ars Aevi – Museo di arte contemporanea di Sarajevo il Premio Speciale “Lorenzo il Magnifico”, nella persona di Enver Hadžiomerspahić, fondatore e direttore del Progetto. Questo il testo della curatrice di Florence Biennale, Melanie Zefferino, redatto per l’occasione.

Enver Hadžiomerspahić, fondatore e direttore del Progetto Ars Aevi, nasce a Banja Luka, Bosnia Erzegovina, nel 1946. Dal 1947 vive a Sarajevo. Tra il 1987 e il 1989 è direttore organizzativo della Biennale «Documenti Jugoslavi» di Sarajevo. Nel 2003 è commissario del Padiglione di Bosnia Erzegovina alla 50esima edizione della Biennale di Venezia. Nel 2008 è stato insignito del titolo di Grande Ufficiale dell'Ordine della Stella della Solidarietà italiana. Nel 2011 è stato nominato Chevalier d'Ordre des Arts et des Lettres de la Republique Française.

L’idea del Progetto Ars Aevi è nata a Sarajevo nella primavera del 1992, e dall’anno seguente Hadžiomerspahić si è dedicato alla costituzione di una collezione d’arte contemporanea per Sarajevo.

L’architetto Renzo Piano ha i suoi progetti architettonici per il futuro Museo di Sarajevo. Nel 2016 l’Unione Europea ha compiuto uno studio di fattibilità per la costruzione del Museo Ars Aevi a Sarajevo. Frattanto, il Consiglio Comunale della città di Sarajevo ha approvato l’iniziativa di candidare il Progetto Ars Aevi al Premio Nobel per la pace nell’anno 2018.

Recentemente il Consiglio comunale di Sarajevo ha preso la decisione di trasformare la Fondazione Ars Aevi in un Ente pubblico della città denominato “Museo di Arte Contemporanea Ars Aevi” di Sarajevo.

Molte sono le persone che hanno svolto un ruolo significativo nei vent’anni del processo di costituzione della Collezione Ars Aevi, inclusi Claudio Martini, Massimo Cacciari, Marco Baccin e altri soggetti illustri. Molti di loro sono direttori artistici di musei europei che si sono impegnati nel coinvolgere artisti e possibili benefattori nella formazione della Collezione di Ars Aevi, costituita dai contributi qui menzionati.

La Florence Biennale conferisce il Premio Speciale “Lorenzo il Magnifico” al costituendo Museo d’Arte Contemporanea di Sarajevo quale progetto ispirato a principi di pace per un futuro all’insegna della creatività nella vita di una città che ha subito devastazioni. Ritira il Premio Enver Hadžiomerspahić, fondatore e direttore del Progetto Ars Aevi.


Florence Biennale
Via delle Porte Nuove, 10 Firenze - 50144, Italia Tel +39 055 3249173 info@florencebiennale.org www.florencebiennale.org

giovedì 12 ottobre 2017

Oriente incontra Occidente: La Via della Seta Marittima dal XIII al XVII secolo

Dal 29 settembre 2017 al 28 gennaio 2018, nelle sale Quattrocentesche di Palazzo Venezia, la mostra "Oriente incontra Occidente: La Via della Seta Marittima dal XIII al XVII secolo" presenterà oltre 100 oggetti del periodo compreso tra la dinastia Song (960 - 1279) fino alla tarda epoca Ming (1368 - 1644)

Nelle quattro sezioni tematiche: la Via della Seta, la Via delle Spezie e delle Porcellane, la Via delle Religioni e la Via delle Culture, saranno esposti preziosi manufatti antichi, tra porcellane, gioielli, sete, spezie, pitture, oggetti di uso comune in pietra intagliata, metallo o legno, testimonianza della vitalità delle attività commerciali e degli scambi culturali e tecnologici. 

Tra i pezzi più significativi si segnalano la Caraffa in argento con manico a forma di dragone (XIX sec.) recante scene tratte dall'Opera tradizionale cinese; la Statua in porcellana di Guanyin Bodhisattva (dinastia Ming, 1368 - 1644 d.C.) proveniente dalla fornace di Dehua - un sito dedicato principalmente alla produzione rivolta all'estero - che mostra particolari affinità con l'iconografia mariana del Cristianesimo; la ceramica bianca e blu con la crocifissione di Cristo (dinastia Qing, 1662 - 1722); e ancora il lingotto intagliato prodotto dalla fusione di oro occidentale; o la corona in oro con pietre preziose incastonate ritrovata nella tomba del principe Liangzhuang (dinastia Ming, 1368 - 1644 d.C.) insieme ad altri gioielli prodotti in Occidente. Alcuni degli oggetti in mostra provengono da antichi relitti, come quello rinvenuto nel sito del naufragio del Nanhai I in epoca Song (960 - 1279 d.C.), e quelli del Wanli e Nan'ao della dinastia Ming (1368 - 1644 d.C.).

La mostra, curata da Wei Jun, Direttore del Museo Provinciale del Guangdong, è promossa dal Museo del Guangdong e dal Museo Nazionale del Palazzo di Venezia di Roma, con la collaborazione dell'Istituto di Archeologia e Beni Culturali del Guangdong. Il progetto nasce dalla collaborazione tra l'Amministrazione Statale per il patrimonio Culturale della Repubblica Popolare Cinese e il Ministero dei Beni e delle attività Culturali e del Turismo della Repubblica Italiana (MiBACT) e si colloca nell'ambito del Memorandum d'Intesa sul Partenariato per la Promozione del Patrimonio Culturale siglato il 7 ottobre 2010 dai Ministri della Cultura della Cina e dell' Italia. 

L'accordo prevede lo scambio di spazi museali permanenti dedicati alle rispettive culture, al fine di promuovere una maggiore e profonda conoscenza e comprensione tra i due popoli. Il primo significativo modello italiano di musealizzazione fuori dai confini nazionali, è realizzato nel luogo espositivo concesso alla ex Direzione Generale per la valorizzazione del patrimonio culturale, oggi Direzione generale Musei, dalla State Administration of Cultural Heritage della Repubblica Popolare Cinese all'interno del Museo Nazionale della Cina, su Piazza Tiananmen, a Pechino, dove il nostro Paese ha presentato le mostre: "Rinascimento a Firenze. Capolavori e protagonisti" nel 2012, "Roma. Seicento verso il Barocco" nel 2014, "Gloria di Luce e colore. Quattro secoli di pittura a Venezia" nel 2016; "Serie Fuori Serie", sulla storia del design italiano nel 2017.

L'accordo di reciprocità per la realizzazione delle mostre sulla cultura cinese in Italia prevede la concessione dello spazio delle Sale Quattrocentesche all'interno del Museo Nazionale del Palazzo di Venezia. La mostra di quest'anno è la quinta delle cinque esposizioni previste dall'accordo, dopo "La Cina Arcaica" nel 2013, "Le leggendarie tombe di Mawangdui" nel 2014, "I tesori della Cina imperiale" nel 2015 e "Capolavori dell'antica porcellana cinese dal Museo di Shanghai X-XIX secolo d.C." nel 2016.

L'importanza del valore culturale degli scambi compiuti lungo la Via della Seta ricopre un ruolo centrale anche nella Cina odierna. Pochi mesi fa, il presidente cinese Xi Jinping ha infatti annunciato, alla presenza di diversi leader mondiali - tra cui il Capo di governo italiano - la volontà di portare avanti due iniziative di cooperazione internazionale a più livelli dedicate alle direttrici terrestri della "zona economica della Via della Seta" e la "Via della Seta Marittima del XXI secolo", progetti anche unitamente denominati "una cintura, una via" (in inglese One Belt, One Road). In questo scenario l'Italia partecipa da protagonista, sostenendo attivamente la valorizzazione della cultura cinese attraverso diverse forme di cooperazione culturale.

mercoledì 11 ottobre 2017

Rivoluzioni - Ribellioni, cambiamenti, utopie

Il tema di Fotografia Europea 2018 è "Rivoluzioni - Ribellioni, cambiamenti, utopie". La tredicesima edizione del festival, che si terrà a Reggio Emilia la prossima primavera, sarà curata dal Comitato Scientifico della Fondazione Palazzo Magnani, composto da Marzia Faietti, Marco Belpoliti, Vanni Codeluppi, Walter Guadagnini, Gerhard Wolf, sotto la Direzione Artistica di Walter Guadagnini.



Come rappresentare fotograficamente la rivoluzione oggi, insieme e al di là del tradizionale reportage? Che significato può avere oggi il termine rivoluzione? Chi è il rivoluzionario, oggi? A tutte queste possibili interpretazioni e suggestioni è dedicata la nuova edizione di Fotografia Europea. Un'edizione - ha scritto Walter Guadagnini - che può dunque porsi sotto l’egida della "rivoluzione dello sguardo e della visione", una delle conseguenze che proprio la nascita della fotografia ha determinato.

«L`impegno è quello di presentare un Festival sempre più attrattivo e di respiro internazionale, ripetendo e se possibile ampliando gli ottimi successi delle passate edizioni» ha detto il Sindaco di Reggio Emilia, Luca Vecchi.

Il Presidente della Fondazione Palazzo Magnani, Davide Zanichelli, preannuncia un`edizione con molte novità: «La proposta espositiva e di approfondimento culturale sarà strutturata su molteplici livelli di lettura, multidisciplinari e inclusivi delle molte tipologie di pubblico».

Scopri di più sul concept di Fotografia Europea 2018

TOHorror Film Fest

Dal 17 al 21 ottobre 2017, a Torino, arriva il TOHorror Film Fest, con un’edizione dedicata alla superstizione.

Anche quest’anno il Festival si dividerà tra due sale torinesi vicine: il Cinema Greenwich di Via Po 30 per il Concorso Lungometraggi, Web Serie e gli Eventi Cinema, e il Cineclub Blah Blah di Via Po 21 per la selezione fuori concorso, il Concorso Lungometraggi, Cortometraggi, Animazioni e gli Incontri.

Di seguito alcuni numeri del Festival:

5 concorsi Lungometraggi, cortometraggi, animazioni, web serie, sceneggiature
9 premi Miglior lungometraggio, miglior cortometraggio, migliore animazione, migliore web serie, migliore sceneggiatura originale, premio Anna Mondelli per miglior opera prima, premio Antonio Margheriti per miglior inventiva artigianale, premio migliori effetti speciali e premio del pubblico
9 lungometraggi in concorso da Italia, Regno Unito, USA e Islanda
26 cortometraggi da Spagna, Germania, Regno Unito, Turchia, USA, Ungheria, Australia, Svizzera, Russia
8 animazioni da Svizzera, Iran, Spagna, Germania, Francia
6 webserie da Canada, Francia, Svizzera, Italia
19 sceneggiature 


Giunto alla diciassettesima edizione, il TOHorror Film Fest, festival di cinema e cultura del fantastico, è ormai vicino il traguardo della maggiore età.
Arriva così anche il momento per i bilanci e fare il punto sullo stato e l’identità della manifestazione, che ogni ottobre promuove il cinema indipendente di genere italiano e internazionale. Quali sono le direzioni scelte, quali le tendenze intercettate e qual è complessivamente lo stato dell’evento lo spiegano Massimiliano Supporta (direttore artistico) e Alessia Gasparella (vice-direttrice).


Partiamo dalla forma del festival. Da sempre la proposta culturale e cinematografica di Torino è abbondante e variegata. Come si inserisce la manifestazione all’interno del panorama degli eventi cinematografici del territorio?

(ms) Da molti anni il TOHorror Film Fest si è ritagliato uno spazio nel panorama del cinema cittadino e nell'immaginario Fantastico nazionale. É meta ambita tanto per giovani videomakers quanto per consumati scrittori, tutti con uno sguardo attento verso la dimensione che va oltre lo specchio. L'attenzione che riserviamo alle produzioni indipendenti, e alla libertà di pensiero che spesso contengono, è il canone intorno a cui costruiamo la nostra manifestazione, alla XVII edizione quest'anno. E lo facciamo con l'intenzione di scrutare con occhio disincantato ogni forma di traduzione al fantastico di quello che ci circonda, che non si esaurisce solamente nel film horror ma arriva alla fiaba animata, con un programma molto sfaccettato e dedicato a tutti i tipi di pubblico.

Maggiore età significa patente di guida. Viaggi o trasferte in arrivo?

(ms) Il TOHff comincia da qualche anno ad essere attenzionato dalle autorità che in Europa e nel mondo si occupano assiduamente di fantastico. Siamo stati invitati come ospiti in festival prestigiosi come Sitges, e restiamo in contatto virtuoso con altri. Siamo certamente un punto di riferimento del panorama italiano, ma anche un interlocutore credibile nel dialogo con l'estero. Da qualche anno abbiamo intrapreso un percorso di collaborazione con alcune manifestazioni cinematografiche del territorio, festival cinematografici indipendenti come SeeyouSound, Dong Film Fest e Piemonte Movie o realtà del territorio come il Mu.Fant, museo del fantastico e della fantascienza di Torino.

Passiamo adesso ai contenuti. Negli ultimi anni si è registrato un costante incremento delle opere ricevute. Quali linguaggi testimoniano le opere TOHorror?

(ag) Da qualche anno stiamo utilizzando, per le iscrizioni delle opere in concorso, le piattaforme online, come ad esempio FilmFreeWay, e questo permette al festival di avere una visibilità internazionale sempre più ampia. Ne sono dimostrazione le numerosissime iscrizioni provenienti da ogni parte del mondo. Questo tipo di piattaforme sono molto utili soprattutto per le produzioni indipendenti che non possono contare su grandi distributori internazionali e da sempre il TOHorror Film Fest ha un occhio di riguardo proprio per i progetti che hanno difficoltà a farsi conoscere e ad inserirsi sul mercato italiano e mondiale. Da quest’anno, abbiamo anche deciso di ampliare la nostra competizione con due nuove categorie: web serie e animazioni. Diverse opere di animazione avevano già trovato il loro spazio nel nostro programma e riscontrato un grande successo di pubblico e di critica durante le precedenti edizioni. L'anno scorso infatti il lungometraggio spagnolo “Psiconautas: los ninos olvidados” di Alberto Vasquez si è portato a casa sia il premio della giuria che quello del pubblico. Durante la XV edizione, invece, è stato il film italiano “Fantasticherie di un passeggiatore solitario” di Paolo Gaudio, realizzato con tecnica mista tra cui la stop-motion, a vincere il premio della giuria come miglior film.

A proposito, una panoramica dei Paesi di provenienza delle opere?

(ag) Praticamente da ogni paese. Quest'anno abbiamo ricevuto opere da 44 paesi diversi tra cui Iran, Israele, Corea del Sud, Perù, Turkmenistan, Bulgaria... rimangono in vantaggio come ogni anno gli spagnoli e i francesi che a quanto pare sono grandi amanti del genere fantastico!

Sulla base della provenienza variegata delle opere ricevute, quali sono le tendenze internazionali della produzione di genere?

(ag) Il genere fantastico non pone limiti all'immaginazione e gode di una quantità incredibile di possibili declinazioni. Per queste ragioni molti autori provenienti da ogni angolo della Terra si cimentano sempre più in questo tipo di cinema. Molti rimangono legati a tipologie care al cinema horror tradizionale (mostri, slasher film, home invasion…) ma, ampliando lo sguardo al genere fantastico senza restrizioni, si può vedere che si sta uscendo sempre più dai sentieri battuti per sperimentare ed esplorare nuovi universi, per parlare attraverso storie fuori dal comune di temi legati alla nostra quotidianità: traumi infantili, passaggio all'età adulta, elaborazione di un lutto...

E quali sono invece le specificità italiane?

(ms) Il cinema di genere italiano vive un momento assai complicato. Di fianco ad opere pregiabili e ad autori che non hanno altro bisogno che i mezzi per esprimersi, c'è una mancanza di fiducia da parte dei produttori indipendenti, e aggiungerei del pubblico italiano, nei confronti di idee partorite in Italia, in assoluta sudditanza al pensiero anglofono. Eppure di storie fantastiche in Italia ce ne sarebbero da raccontare...

Il Fest si svolgerà dal 17 al 21 ottobre prossimi, tra il Cineclub Blah Blah e il Cinema Greenwich in via Po. Perché seguire il TOHorror Film Fest?

(ms) Perché la dimensione del festival è unica. Perché al TOHff tra una proiezione e l'altra al TOHff autori, registi, sognatori e pubblico si mischiano e si raccontano. Perché alcuni progetti sono nati proprio al festival. Perché si può vivere l'esperienza di una visione esclusiva, di cinema indipendente, e collettiva. Perché il cinema va visto tutti insieme, e insieme bisogna sognare, qualche giorno l'anno. E ci accompagneranno in questa esperienza collettiva nomi del della letteratura e dei fumetti (De Filippi, Di Marino, Luceri, Camagni,), anteprime internazionali e nazionali (Evil Within, The Anthitesis), e la madrina del noir italiano Crisula Stafida. E sopratutto perché il TOHff si nutre dei suoi seguaci, perché senza la loro presenza, senza chi crede che ci sia qualcosa oltre lo specchio, noi non esisteremmo.


Associazione DEINOS - Cultura e Cinema
Via Servais 126/i, 10146 - Torino
www.tohorrorfilmfest.it 
contact: +39.3408507814 - mail: info@tohorrorfilmfest.it





martedì 10 ottobre 2017

Progetto Scaccomatto: #game one, human evolution.

L’11 ottobre dalle ore 16.00 alle 20.00 verrà presentato al pubblico il Progetto Scaccomatto:  #game one -human evolution-

La simbologia degli scacchi diventa riflessione metaforica sulla evoluzione spirituale dell’uomo. 
Le facciate d’angolo di un edificio del centro storico di Roma, sito in Via della Maschera d’Oro, 9 accoglieranno un’azione artistica che interessa alcune delle finestre poste al livello stradale. 

Se la vita può essere associata all’idea di gioco su una scacchiera, i pezzi che lo abitano
(elaborazione concettuale di re, regine, torri, alfieri, cavalli e pedoni) ne costituiscono l’eterogeneità delle tipologie umane. 

immaterialartist interverrà nello spazio definito da 6 finestre, interpretando liberamente la possibile metamorfosi dell’uomo che da pedone può raggiungere la sua completa evoluzione diventando Re.

L’edificio del 1500, come un organismo vitale, lascia intravedere in facciata tracce di immagini affrescate (figure alate e mitologiche) che ne raccontano la storia. Queste, entrano in relazione con il nuovo l’intervento artistico, alludendo ad un invisibile “oltre”. Il rapporto spaziotemporale di tale relazione supera il confine di gioco. 

I visitatori saranno invitati ad ascoltare e/o leggere i micro-racconti, redatti da Voivoid che raccontano i 6 pezzi della scacchiera. Occasione questa, d’immaginare ciò che avviene dietro le 6 finestre all’interno delle case. 

I visitatori, anche virtuali, nel corso della settimana, potranno scrivere a loro volta storie ad immaterialartist@gmail.com. 
Tutto ciò che verrà prodotto in condivisione, diverrà parte integrante dell’azione artistica condivisa e pubblicata sulla scheda di progetto scaccomatto.

Responsabile progetto: Donatella Pinocci.

lunedì 9 ottobre 2017

Pompei@Madre. Materia Archeologica

Sabato 18 novembre, dalle ore 12.00 alle ore 22.00, il MADRE inaugura il progetto espositivo Pompei@Madre. Materia Archeologica – a cura di Massimo Osanna, direttore generale del Parco Archeologico di Pompei, e Andrea Viliani, direttore generale del MADRE, con il coordinamento curatoriale per la sezione moderna di Luigi Gallo. 

La mostra si basa su un rigoroso programma di ricerca risultante dall’inedita collaborazione istituzionale fra il Parco Archeologico di Pompei, uno dei più importanti siti archeologici al mondo, e il MADRE, museo campano d’arte contemporanea. A partire dal confronto fra le rispettive metodologie di ricerca, ambiti disciplinari, collezioni, Pompei@Madre. 

Materia Archeologica esplora le possibili, molteplici relazioni fra patrimonio archeologico e ricerca artistica e propone un dialogo fra più di 400 straordinari ma poco conosciuti e raramente esposti materiali archeologici di provenienza pompeiana e più di 90 opere d’arte moderna e contemporanea. Il progetto si propone inoltre come il possibile catalizzatore di un ipotetico sistema culturale, disciplinare e istituzionale integrato che delinea percorsi in cui – fra epoche, materie, contenuti, metodi, discipline e istituzioni differenti – sia possibile visitare e approfondire gli oltre trenta secoli di contemporaneità della Campania Felix e della cultura mediterranea.

La mostra è articolata nei due capitoli Pompei@Madre. Materia Archeologica (terzo piano; 19.10.17-30.04.18) e Pompei@Madre. Materia Archeologica: Le Collezioni (atrio d'ingresso e primo piano; 19.11.17-24.09.18).


Pompei@Madre
Materia Archeologica
&
Materia Archeologica: Le Collezioni

19.11.17 — 30.04.18 / 24.09.18
opening: sabato 18 novembre, ore 12.00
atrio d'ingresso, primo piano, terzo piano

INFORMAZIONI E PRENOTAZIONI  –  081 197 37 254  /  www.madrenapoli.it