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lunedì 3 aprile 2017

Chimere - Opere tra arte, uso e design

Quintocortile – viale Bligny 42 – 20136 Milano

3 – 13 aprile 2017

Chimere
Opere tra arte, uso e design

artisti:Daniela Barzaghi, Enzo Bersezio, Michele Berton, Maria Amalia Cangiano, Francesco Ceriani, Albino De Francesco, Luisa Elia, Fernanda Fedi, Gretel Fehr, Mavi Ferrando, Pino Lia, Ruggero Maggi, Lorenza Morandotti, Olga Maggiora, Nadia Magnabosco, Marilde Magni, Oriella Montin, Teresa Pollidori, Antonella Prota Giurleo, Evelina Schatz, Mariangela Zabatino, Francesco Zaccone 

a cura di Donatella Airoldi, Mavi Ferrando 

testo di Donatella Airoldi

inaugurazione: lunedì 3 aprile alle ore 18.00

orario: da martedì a venerdì ore 17 – 19 

ingresso libero


Chimere
Donatella Airoldi

Chimere è realizzare spregiudicatamente senza colpo ferire ogni possibile creazione, dove non sussistono più regole o ortodossie, ma solo l'esaltante ordine di assemblaggi bizzarri e strani, saturi di senso e incapaci di avere ragione. Non solo mostri e creature anomale: puoi scoprire che la materia può essere plurivocamente cangiante, la scopri magari di un timido colore, ma osservandola fino in fondo saprai che quello che vedi non è realtà proponibile ma solo un innesto irriverente in un artefatto conforto sensoriale. 

Agio pensare che tutto abbia una logica didascalica con varianti nebulose, sacrificata a una sola visione, di fatto ogni disponibilità stravede nei particolari disorientanti e fa orrore rimpinguare i soliti oggetti riconoscibili stravolgendo il loro finto destino in disdicevoli sapori che assiepano verdesche e fragole, magari incuneate ancora nella terra, al sapore di supplenti connubi fruscianti. 

È bene scoprire che le imperfezioni sono gemme aurifere che s'installano in sistemi ambigui e che, non riuscendo a capire ragione e stato, aspettano l'impulso assordante per assorbire e tramutarsi in scelta di stile. Ogni cosa deve seguire una logica, la razionalità ha piena ragione d'esistere, ma l'arte conficca la propria lama nelle ‘stupidita' della ragione e si fa provocatorio svestimento. Quante diversità esistono, quanti inusitati saperi possono creare dimore sconosciute e infinite sollecitudini, strabordanti dai soliti chiusi sistemi empirici! Non esiste una sola sviscerata verità, gli artisti spillano nel loro senso indagativo e si scontrano implacabili con tutte le univocità, spaziano in ambienti clandestini e scovano la diversità come elemento primario di specie dove ogni cosa standard non ha più ambito e visuale. La normalizzazione è una perdente strada dove ogni possibilità creativa rimane intubata in liquidi biancastri lasciati irrisolti e imbottigliati alla radice. 

L’arte ha una possibilità di fuga da questa straripante modalità di sottospecie visiva: creare l’impossibile nella palpebra visiva, far percepire che i dati forniti da ogni ipotesi sono molteplici e le possibilità risolutive innumerevoli.

Chimere sono gli oggetti di questa mostra, inafferrabili, capaci di più forze e per questo indomabili. L’arte come visione ed espressione chimerica di ogni perplessità, prosciolta da ogni imbrigliamento. 
Stravolgere il senso delle cose e ricrearle in un inusitato linguaggio euritmico che sbeffeggia la semplicità lanciando moniti severi o ridendo ingordo d’ironia; passaggi surreali, riconosci l’oggetto d’uso e scopri che l’immenso possibile è trasferibile in forme lateralmente dislocate e incontrovertibilmente utilizzabili. 

Spaziare e ritrovare in gorgoglii di tempi scaduti la spinta per riuscire e soddisfare ogni piacere inamidato in simposi pomposi e ribattere l’assurda imperfezione in sublimi estroflessioni che guadagnano ogni scarno sguardo. Chimere.